Il 12 febbraio 2022 l'Avvocato Lifang Dong, Presidente dell'Associazione Silk Council e fondatore dello studio legale internazionale Dong & Partners, è stata intervistata dal Dott. Stefano Galieni per la Newsletter "Left, Umanità Sconfinata".
L'intervista offre un quadro della personalità ed esperienza personale, accademica e professionale dell'Avv. Dong ed i suoi punti di vista su temi di attualità economica, sociale e geopolitica.
Si ringrazia vivamente il Dott. Stefano Galieni per l'intervista, il cui contenuto si riporta di seguito.
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Lifang Dong, l’Italia, la Cina, forse il mondo
Riassumere Lifang Dong, in un’intervista è difficile. Partiamo dai suoi “record”: arrivata a 6 anni in Italia a 14 gestisce un ristorante a Roma, a 25 si laurea, con 110 e lode, alla Luiss in giurisprudenza, poi master, studi in Gran Bretagna, il ritorno in Cina specializzandosi in diritto cinese. Tornata in Italia fonda, nel 2010 Dong & Partners, il primo studio legale italo cinese. Negli anni la sua attività si è sviluppata ed è cambiata, in una progressione che l’ha resa sempre più cittadina del mondo. Considera l’incontro fra il proprio essere cinese e il modo di vita nostrano un privilegio che le permette di fungere da “ponte” in cui l’affermazione personale, i legami familiari e con la propria comunità costituiscono un'armonia.
Energia pura, dietro un aspetto accogliente, allegro e socievole: «Scopro sempre più l’importanza di dedicare anche del tempo a me - racconta - con la pandemia ho modificato i tempi di vita, la mattina faccio anche yoga e amo passeggiare nei parchi romani. Dalla cultura cinese ho portato l’attitudine al lavoro, dall’Italia ho appreso il valore del relax. Mi sento più completa».
Un percorso migratorio particolare, ma non unico - anche se il suo curriculum è impressionante - che è una storia di affermazione, non solo personale, con radici profonde: «Sono arrivata in Italia nel 1984 in un periodo in cui l’emigrazione, anche dalla mia regione lo Zhejiang, era agli inizi - dice - mio padre, giunto prima, non aveva amici e non conosceva l’italiano. La sua generazione ha svolto lavori duri, dai laboratori tessili alla ristorazione. La mia ha potuto studiare. Io ho lavorato, ma ho studiato in 5 diverse università fra Italia, Gran Bretagna e Cina. Ho una formazione internazionale e multietnica e non dimentico i sacrifici dei miei genitori. L’Italia oggi è diversa, aumentano i “nuovi italiani”, totalmente integrati che hanno trovato una buona inclusione. Non ho l’autorità per parlare di una questione complessa come l’immigrazione che coinvolge anche la geopolitica, ma posso dire che l'emigrazione cinese ha aspetti variegati. Molti sono venuti per ricongiungimento familiare o cercare opportunità di lavoro».
A partire dalla crisi del 2008 alcuni sono tornati in Cina o si sono spostati in altri Paesi come il Brasile. «Durante la pandemia c’è stato un paradosso. Molti cinesi residenti in Italia, al suo esplodere, erano a trovare le famiglie per il nostro Capodanno lunare. Per molto tempo non sono potuti rientrare in Italia, dove inizialmente non sembrava esserci pericolo. Poi, quando anche in Italia, è arrivata l’emergenza sanitaria, la comunità cinese ha aiutato gli italiani».
Lifang Dong, per far comprendere quanto è cambiato anche in Italia, parte dalla Cina: «Nel 1978, con la politica di Deng Xiaoping di “riforma e apertura” i rapporti con l’Italia si sono intensificati. Il boom economico cinese ha avuto questo risvolto. Io ero tornata in Cina a studiare nel 2003. Ritornando in Italia, in pochi anni ho colto cambiamenti enormi. Diventavo il primo avvocato italiano di origine cinese, ma c’era qualcosa di più profondo. Prima non si parlava di Cina in Italia, quando sono tornata era uno dei Paesi a cui si prestava maggiore attenzione. E se fino ad allora si era parlato della comunità cinese solo per fatti di cronaca o di sfruttamento, quando sono tornata l’approccio era radicalmente diverso. Veniva riconosciuta la nostra laboriosità e quelli della mia generazione divenivano punti di contatto indispensabili fra Oriente e Occidente. Mi hanno premiata come migliore imprenditrice straniera in Italia per la categoria Innovazione ai Moneygram Awards 2018 a Roma».
La prima volta per un avvocato italiano di origine cinese. Dong & Partners è stato riconosciuto come “ponte” tra Oriente e Occidente, tra la comunità cinese e le istituzioni italiane, favorendo l'internazionalizzazione delle eccellenze italiane e cinesi. «Le imprese che, da una parte e dall’altra, volevano entrare in contatto e fare affari, avevano bisogno di persone come me, con gli strumenti e la sensibilità culturale utile ad evitare fraintendimenti» prosegue Lifang Dong. Un’opera che continua anche ora.
«Sono da poco intervenuta per la coproduzione di un film italo cinese in cui uno dei partner era a Shanghai. Gli accordi si erano fermati per incomprensioni tra le parti, che abbiamo risolto con una mediazione culturale. Lo studio legale è nato soprattutto per questo, per permettere ad imprese occidentali di investire in Cina/Asia e viceversa in Europa/Africa, per rendere concreta la cooperazione multilaterale. Ci è capitato di fare da tramite per progetti in Africa, l’ultimo in Congo, in cui il capitale veniva apportato dalla parte cinese, mentre il know-how e le relazioni con il governo locale venivano apportate dalla parte italiana. Si sono unite le forze, costituendo una joint venture». Non è un caso isolato, osserva Lifang Dong. «Oggi l’Italia è più aperta e ci sono molti cittadini stranieri, non solo cinesi, che ricoprono ruoli importanti: avvocati, commercialisti, medici, professori, stilisti, manager di banche ed alberghi, politici ecc. Un’immigrazione che costruisce molto, ma di cui si parla poco».
Avevo intervistato Lifang Dong nel 2013, quando dirigeva già lo studio legale. Anni dopo è presidente di un progetto più ambizioso come il Silk Council che va però in breve spiegato. «L’abbiamo fondata come associazione che promuove la cooperazione multilaterale e aperta, tra istituzioni pubbliche, ambasciate, istituzioni finanziarie, associazioni di categoria, media, imprenditori, professionisti, entità accademiche, scientifiche, culturali, sociali ed economiche nei paesi lungo la Nuova Via della Seta, favorendo la creazione di sinergie internazionali a livello multidisciplinare in un'ottica di cooperazione win win». A gennaio 2022 Silk Council ed il Consorzio Asi di Bari hanno concluso un protocollo d'intesa per promuovere l'internazionalizzazione di imprese italiane verso la Cina e l'attrazione di investimenti stranieri nell'Area di Sviluppo Industriale di Bari. C’è poi un altro protocollo d'intesa firmato tra Silk Council ed il Parco ecologico Sino-Italiano di Ningbo nel 2019.
«Il SinePark è stato creato nel 2015, grazie a un accordo bilaterale tra Italia e Cina nel 2014. È un parco ecologico unico nella provincia dello Zhejiang, uno degli 8 a livello statale per la cooperazione internazionale in Cina situato nel delta del fiume Yangtze a Yuyao (Ningbo). Questo significa realizzare realmente una Green Silk Road (Via della Seta verde), che attragga talenti e business internazionali, che abbia un supporto mediatico e pubblico e che riesca a collegare i popoli. Serviranno interventi culturali molto alti e un approccio al business che funga da ponte per imprese, istituzioni pubbliche, che offra assistenza legale per interagire con le istituzioni. I media avranno l’opportunità di mostrare il volto giusto della medaglia. A me - sottolinea - sembra che troppe cose non vengano comunicate e il nostro lavoro apra molte opportunità».
Lo sguardo di Lifang Dong è proiettato verso il futuro e due anni di pandemia sembrano alle spalle: «Fino al 2019 abbiamo organizzato delegazioni istituzionali e commerciali fra Cina e Italia, poi nel 2020 ci siamo concentrati a promuovere iniziative di sensibilizzazione mediatica e di solidarietà internazionale contro le fake news sul Covid-19 ed i conseguenti atteggiamenti discriminatori adottati inizialmente nei confronti della Cina e poi anche dell'Italia, trattati come “untori”. Come associazione ci siamo poi dedicati all'attività di lobby, ad esempio con il gruppo Grei 250 (Gruppo di riflessione su regolarizzazione e inclusione) che riunisce 250 rappresentanti del mondo accademico, professionale, imprenditoriale, ricercatori, giornalisti, esperti di diritto del lavoro e dell’immigrazione e associazioni del Terzo settore, garantendo ai migranti e lavoratori irregolari in Italia il diritto al regolare soggiorno e alla tutela della salute in pandemia».
Ora si stanno dedicando ad iniziative per il rilancio dell'economia italiana, degli investimenti cinesi in Europa e delle collaborazioni lungo la Nuova Via Verde della Seta. «Nel secondo semestre 2021 abbiamo partecipato a progetti di lavoro e di formazione con imprese dirette da persone di origine straniera e di associazioni del terzo settore con back ground migratorio in Italia. Le sfide globali, come la pandemia si superano lavorando insieme, facendo rete tra realtà culturali diverse e stringendo alleanze tra i popoli. Questo è anche un modo per stemperare chi riempie i propri notiziari di posizioni da nuova “guerra fredda”. L’Europa può giocare un ruolo diverso e deve essere unita, come lo è stata nell’affrontare la pandemia. L’Italia è stato fra i primi Paesi colpiti e fra i primi a reagire per fermare il virus, come ho già detto. Nel 2021 c’è stato un buon G20 con la presidenza italiana in cui si è molto parlato dell’importanza della cooperazione multilaterale. Ora non c’è più la Merkel, in Francia ci sono le elezioni, in Italia c’è Mario Draghi che è fortemente atlantista, ma almeno è europeista».
Il problema è con gli Usa. «Sia Trump che Biden sono simili nell’ostacolare i rapporti con la Cina. Questo nonostante le divergenze tra Usa e Cina per i protocolli ambientali siano diminuite».
Lifang Dong alla fine è una delle persone che più distrugge gli stereotipi migratori. La sua è una storia “sconfinata”, perché attraversa buona parte del pianeta, nel tempo e nello spazio e ha prodotto competenze di alto livello. Guarda alle nuove generazioni con profonda preoccupazione sia per ragioni soggettive che oggettive: «In Italia mancano aiuti ai giovani per valorizzare la loro creatività. Come dal secondo dopoguerra, si emigra negli Usa e in questi ultimi decenni anche verso la Cina che sta attraendo progetti, start up ma c’è anche un profondo cambio generazionale rispetto agli anni del boom italiano».
Allora le aziende familiari sono riuscite a divenire anche multinazionali. «Oggi troppi giovani o si sono sentiti con le spalle coperte grazie ai nonni o non hanno avuto la capacità di gestire le aziende paterne. Certo ce ne sono di intraprendenti ma senza mezzi. La pandemia ha creato maggiore incertezza per il futuro, in molti non hanno potuto frequentare scuola e università, i laureati non hanno trovato grandi opportunità. Sono crollati il turismo, le attività ricettive, la ristorazione e tutti i loro indotti. Gli aiuti statali non sono bastati». Ora il Pnrr deve servire a far resistere le imprese, a ridurre gli impatti negativi sulla società e a ridurre le diseguaglianze fra ricchi e poveri, fra immigrati e autoctoni. «
La Green economy apre possibilità ad un’imprenditoria moderna, che si avvalga del digitale che proponga nuove abitudini di vita e di lavoro, in cui non è più essenziale l’incontro fisico, abbattendo i confini territoriali e spaziali. Il Pnrr - conclude Lifang Dong - deve servire per aumentare il Pil e permettere a chi non ne ha di realizzare nuove opportunità».
Un libro, un film, un link
Per restare nel tema consigliamo di dare uno sguardo al link di Silk Council di cui Lifang Dong è presidente. C’è da imparare. https://www.silkcouncil.org/love-china-italy-campaigns
Stefano Galieni
Perché Umanità sconfinata? Umanità sconfinata è quella che si incontra e si sposta nel pianeta per scelta o costrizione. Quella che non ammette muri e realizza, lentamente ma con ostinazione, nuova società e convivenza, che sconfigge, quotidianamente, nazionalismi, razzismi, impedendo esclusione. È quella che raccontiamo in questa newsletter, attraverso le storie e le voci di uomini e donne, mostrando tanto gli ostacoli che si incontrano quanto e soprattutto, le barriere che si oltrepassano. L'autore: Stefano Galieni è attivista antirazzista fin dai primi anni Novanta. Nel corso degli anni ha contribuito a rafforzare l’informazione sui luoghi di detenzione amministrativa per migranti (un tempo Cpta oggi Cie) e sulle politiche di esclusione che colpiscono soprattutto cittadini migranti e rom. Galieni fa parte di Adif-Associazione diritti e frontiere e partecipa alla campagna LasciateCIEntrare. Come giornalista collabora con diverse testate, è coordinatore di redazione del periodico on line Corriere delle Migrazioni, ed è firma di Left dal 2017. Insieme a Yasmine Accardo ha curato il libro di Left “Mai più. La vergogna italiana dei lager per immigrati” #silkcouncil #left #lifangdong
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